"Non ti pago", riflessioni di un pomeriggio a teatro

Dal Centro Ricreativo Anziani di Mogliano Veneto il racconto della commedia “Non ti pago” di Eduardo De Filippo (1940), andata in scena nell’ambito della rassegna teatrale promossa dall’associazione.
Presentati da compagnie di attori non professionisti, gli spettacoli teatrali promossi dal Centro Ricreativo Anziani di Mogliano Veneto (Treviso) si sono conclusi con la messa in scena della commedia “Non ti pago” scritta da Eduardo De Filippo, considerato tra i più importanti autori teatrali italiani del Novecento. L’opera, interpretata dalla Compagnia “A. Fenesta” di San Donà di Piave, ha conquistato il pubblico presente sia per le grandi capacità interpretative degli attori sia per i temi trattati dalla storia.
Ce lo racconta la Socia Annamaria Mason:
“Ci siamo trovati immersi nella realtà socioculturale di una Napoli dove il sogno di un futuro dignitoso era affidato alla fortuna nel gioco. Siamo stati spettatori di uno scorcio di società imbrigliata in una mentalità arcaica, che affida gli eventi della propria vita alla credenza di sogni premonitori da parte di famigliari defunti.
Emerge una situazione grottesca dove non si persegue un obiettivo concreto basato sull'impegno personale, ma ci si affida alla fortuna e all'illusione. Quando poi la fortuna arriva sul serio, il protagonista distorce la realtà, inventando una serie di giustificazioni contorte a sostegno delle proprie teorie. E noi, spettatori perplessi e stupiti di fronte alle argomentazioni sollevate, siamo stati coinvolti nella riflessione: ognuno ha la propria verità e le proprie ragioni. Non esiste la verità assoluta: esiste la verità culturale determinata ed influenzata dal tessuto sociale in cui si è vissuti e ci si trova a vivere.
Leggevo che “La smorfia è tradizionalmente legata alla città di Napoli, che ha una lunga tradizione nel gioco del lotto.” Attraverso questa commedia abbiamo intravisto una visione della vita del secolo scorso, molto diversa dall'attuale modo di concepire i rapporti che intercorrono fra i vari membri della famiglia che non ammette più l'autoritarismo del capofamiglia e l'assoggettamento esagerato della figura femminile.
È stata una commedia simpatica che ha fatto sorridere ma anche riflettere sull'invidia, la prevaricazione, la mancanza di un confronto, la falsità: tutti difetti umani troppo radicati in quella realtà e che davano l'impressione di poter degenerare in comportamenti preoccupanti. Poi tutto si è risolto in bene ma il dubbio che quella mentalità potesse tornare a manifestarsi ancora, forse non è stato fugato del tutto.
La bravura indiscussa degli attori si è dimostrata proprio nel creare l'atmosfera attinente a quell'ambiente e nel mantenere sempre viva l'attenzione degli spettatori. Ma profondo è stato anche l'argomento trattato da Eduardo De Filippo che non avevo ancora avuto l'occasione di apprezzare.”