Volontariato di comunità, un cantiere di idee. L'intervista a Eugenio Trivellin, presidente del Centro Sociale Fondo Comini

Eugenio Trivellin è nato nella provincia di Padova, ha 27 anni e dal 2019 vive a Bologna. Durante la sua permanenza nel capoluogo emiliano ha cambiato molti lavori - da magazziniere a barista, ora anche studente di ingegneria all'Università di Bologna - e da un anno è presidente della Casa di Quartiere Fondo Comini. Nonostante la sua giovane età ha assunto un ruolo di grande responsabilità, convinto che una comunità attiva possa migliorare la vita delle persone.
Il centro sociale, che si trova nel cuore della Bolognina (lo stesso quartiere dove vive Eugenio) conta circa 200-250 iscritti ANCeSCAO e numerose associazioni impegnate nel sociale. Una realtà che Eugenio ci racconta con il sorriso descrivendola come una "grande famiglia sempre in evoluzione". In questa intervista Eugenio ci parla della sua esperienza, dell'importanza di essere attivi e partecipi nella propria comunità e del volontariato giovanile, svelandoci anche qualche progetto futuro.
A soli 27 anni sei già presidente di un centro sociale ANCeSCAO. Cosa ti ha spinto, così giovane, ad assumere un ruolo di così grande responsabilità e qual è stato il tuo percorso all'interno dell'associazione prima di diventarne il presidente?
Sono genuinamente convinto che una comunità attiva e una casa in un parco possano realmente migliorare la vita delle persone. Siamo partiti qualche anno fa con un gruppo di persone che vivono in quartiere organizzando delle giornate di dibattito aperte a tutti, poi abbiamo coinvolto gli anziani del centro intervistandoli sul loro rapporto con la città e il passato. Abbiamo scoperto storie incredibili. Infine viene il Bilancio Partecipativo: abbiamo raccolto più di 1700 voti, un record rispetto alle passate edizioni che testimonia quanto sia viva la comunità attorno al Comini.
Oggi mi rendo conto che Fondo Comini è un posto unico ricco di storia e vissuti diversi.
Sono consapevole della grande responsabilità di essere presidente di Fondo Comini, oggi più che mai, avendo attivi molti servizi a sostegno delle fasce fragili della cittadinanza come scuola di italiano, doposcuola, colazioni solidali, ludoteca e a breve anche un servizio di accompagnamento scolastico. In un periodo così complesso per il nostro quartiere, Fondo Comini è sempre di più un posto pensato per supportare situazioni di marginalità e le difficoltà ci sono, ma posso però contare su una squadra incredibile: dai bambini agli anziani, tutti al Comini sono e si sentono responsabilizzati.
Si tende spesso ad associare il volontariato a persone più adulte, con una maggiore esperienza di vita. Secondo te, qual è il valore aggiunto che i giovani possono portare al mondo del volontariato e in particolare ad una realtà come ANCeSCAO?
Spesso ci si riferisce a statistiche di qualche centro studi che vede l’età media del volontario sopra i 70 anni. Ma sono statistiche che guardano ad una definizione canonica di volontariato o a dei settori specifici, a mio parere sono statistiche fuorvianti. Ci sono a Bologna, come in molte altre città, moltissimi giovani lavoratori e lavoratrici e universitari attivi in tantissimi progetti sociali in città. Forse si trovano sotto la categoria dell’attivismo, ma è una questione di definizione.
Per citare alcuni progetti attivi al Fondo Comini: la scuola di italiano SIMBO è composta di 25 volontari, la maggior parte giovani lavoratrici. Abbiamo una ludoteca gestita da giovani famiglie, vale lo stesso per il doposcuola. L’età media del direttivo del centro sociale è notevolmente diminuita, e questo ha comportato, rispetto a prima, maggiori competenze, dinamismo e la capacità di intercettare meglio i bisogni di chi frequenta la casa di quartiere. Abbiamo imparato tutti a leggere e capire finalmente un bilancio grazie ad una tesoriera di 28 anni, o ad utilizzare un registratore di cassa automatico grazie ad una giovane vice presidente, e via così.
Cosa ti ha colpito in particolare del Centro Sociale Fondo Comini, tanto da decidere di dedicare il tuo tempo e le tue energie a questa associazione?
È un luogo che difficilmente si può descrivere a parole! Ha 42 anni di storia, ha attraversato fasi diversissime ed è vissuto da persone che non sempre hanno la stessa visione delle cose ma che sono unite. Mi piace sottolineare questo aspetto non banale: è bello vedere che nello stesso luogo convivono esperienze di vita diverse, generazioni diverse, teste che la pensano diversamente, che il tutto non è mai omologazione ma confronto costruttivo. Lo trovo molto stimolante ed è il vero motore della casa di quartiere.
Mi ha colpito in questi anni vedere quanto le persone che vivono il parco e la casa di quartiere siano presenti e partecipi di questa evoluzione: abbiamo da poco realizzato una nuova area giochi bellissima grazie ai finanziamenti del Bilancio Partecipativo, pensate che i più informati dell’andamento dei lavori, durati qualche mese, non eravamo noi adulti, erano i bambini stessi. Monitoravano i cantieri e chiedevano sullo stato di andamento dei lavori. E’ un bel messaggio di attenzione e cura della cosa pubblica.
Quali sono i tuoi principali obiettivi per il futuro del centro e come pensi di coinvolgere maggiormente i giovani e la comunità locale nelle attività e nei progetti che intendete realizzare?
Il futuro del centro sarà sempre più interconnesso con la cittadinanza del quartiere e capace di intercettare bisogni e mettere in atto possibili risposte. In questa direzione partirà un progetto di accompagnamento scolastico rivolto a 7 bambini delle scuole elementari che per problemi familiari non sempre riescono a raggiungere la scuola. Grazie ad una collaborazione con i servizi sociali del quartiere Navile e la Fondazione del Monte, la casa di quartiere acquisterà un pulmino che diventerà un piccolo scuolabus.
Un altro tema su cui vorremmo dare il nostro contributo è lo sport: popolare, accessibile e per tutte le età. Grazie alle realtà sportive Edera Calcio, Scuola Ovale e Bologna Flying Disc, nascerà presso i campi sportivi del Comini un polo sportivo popolare. Infine, l’attenzione non deve mai abbassarsi sulla partecipazione degli anziani alla vita della casa di quartiere: noi siamo fortunati ad avere degli anziani attivissimi che ancora danno un contributo necessario alla gestione della casa di quartiere, ma alcuni invece per via di problemi di salute o solitudine tendono ad isolarsi e rimanere a casa. Il nuovo pulmino del Comini servirà anche ad accompagnarli da noi, organizzare dei momenti di socialità.
Quale messaggio daresti a un tuo coetaneo per avvicinarlo al mondo del volontariato, magari proprio in ANCeSCAO?
Molto spesso non si tratta di convincere un giovane ad avvicinarsi al volontariato, ma di creare un insieme di iniziative e progetti che siano realmente interessanti. Quel che conta è l’ecosistema che si crea in uno spazio, capace di tenere dentro tutti. A tutti riempie di gioia sapere di essere fondamentali in un processo per esempio tramite le proprie competenze professionali, o di vedere che il proprio contributo migliora alcuni aspetti della vita di una persona tramite dei progetti specifici.
Io credo che il miglior modo di coinvolgere i giovani sia quello di evidenziare sempre il contributo che danno, dare loro responsabilità e fiducia. L’ossatura del Fondo comini, oltre al contributo necessario di anziani attivi, sono le ore extra lavorative dedicate da giovani volontari e giovani famiglie. I progetti che vengono portati avanti all’interno delle sale della casa di quartiere sono progetti di valore, necessari e perfettamente organizzati e questo non solo appaga la partecipazione, ma ne richiama sempre di più!